Ho rivisto con piacere il film animato Monster House del 2006, targato Gil Kenan per la Columbia Pictures. Frutto della necessità di stare nella mia zona di conforto, l’ho riguardato con gioia principalmente per due motivi: il primo perché è girato usando la tecnica della performance capture (che permette di utilizzare ogni singolo movimento espressivo degli attori nelle animazioni dei personaggi), e il secondo perché mi piacciono moltissimo trama e ambientazione. Anche se resta in vetta alla mia classifica The nightmare before Christmas di Tim Burton, Monster House non ha nulla da invidiare. È divertente, accenna all’arrivo di Halloween per giusta causa, la casa dell’anziano Nebbercracker fa il suo effetto, e volendo si percepisce persino un pizzico di romanticismo che io ricordo nelle note malinconiche di Degregori nella canzone La donna cannone.
La mia zona di conforto che può sembrare piuttosto aleatoria, una volta ammessa e dichiarata, ha radici antiche che con il passare degli anni si è rafforzata per non dovere di cronaca. Quando il tuo mondo funziona, che sia dentro o fuori, per molti o pochi, non ha più importanza.
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