In questi giorni ho iniziato a fare un lavoro di fino, di quelli che se ti riescono provi una gran bella soddisfazione. In sostanza sto mettendo ordine fra le mie agende (quelle che non mi sono state buttate via dal Conte Duca Principe Padre quando ho lasciato casa). Fra le tante, tantissime cose ritrovate e lette, impattando in un italiano a dir poco imbarazzante (caspita che orrore), ho scovato un breve riepilogo trascritto in una giornata trascorsa a São Paulo precisamente nel barrio Liberdade. Il barrio altro non è che un quartiere (in questo caso enorme) che ospita la più grande comunità nipponica al di fuori del Giappone. Fra lanterne, piccoli negozi, bancarelle, strutture architettoniche, ramen, yakitori, sushi, gommine profumate, stickers e… occhi a mandorla, idiomi mescolati, abiti tradizionali e uno sciame di gente indaffarata a curiosare ovunque, c’ero io. Io con le mie 5 ore di fuso orario addosso, giusto a ricordarmi che vivevo in parte a Torino, che studiavo in parte all’estero, che avevo casa e famiglia in parte a São Paulo, e che avevo la fortuna di essere un’ibrida capace di stare ovunque senza sentirmi “parte di”.

A distanza di anni, rileggendo quanto ho scritto (ricordo lo sforzo nello scrivere e la gioia di essere lì riportando parole piuttosto pasticciate), mi rendo conto che molto del mio vissuto ha deciso per me anche quando non avevo niente da decidere, apparentemente. Ai miei familiari non piaceva addentrarsi nel barrio Liberdade, dicevano che c’era troppa confusione, che i giapponesi non erano accoglienti e che il loro fare da affaristi non era cosa per loro. Sarà ma a me invece piaceva da matti tanto che ci andavo con una nipote di mia zia. Lulù, MariaLuisa de Saboia Campos per la precisione, ragazza facile da persuadere. Era sufficiente comprarle un pastel ripieno di formaggio filante o dei noodles fumanti e il gioco era fatto. Barrio Liberdade diventava casa per quella me che ancora non sapeva quanto un giorno mi avrebbe affascinata la Terra del Sol Levante e la sua cultura. Non ho foto purtroppo, o meglio forse un giorno le riavrò. La seconda moglie di mio padre non mi dà accesso alla cantina di casa, là dove sono certa che la signora delle pulizie di allora abbia imballato quanto rimasto di mio.  Che seccatura quando i ricordi stanno a metà

Immagine EQ

20 pensieri su “•Ibrida☆

  1. Più che mai comprensibile il disappunto dei ricordi che rimangono in sospeso perché non si ha la possibilità di andarli a stanare da dove sono conservati, tanto del passato se non si rileggono o non si hanno fotografie è difficile rammentarle. Buona serata cara Paola ❤️

    "Mi piace"

  2. Come mi dispiace che tu non possa riavere quei cari ricordi. Spero che tu riesca a recuperarli.

    Purtroppo, la tua vicenda ha riaperto una ferita in me: alla morte di mia mamma, mio fratello ha distrutto tutte le foto che mi ritraevano da piccola insieme a lei, che erano ancora conservate nella grande casa

    Piace a 1 persona

  3. Traslochi, decisioni affrettate che non hanno tenuto conto dell’importanza di conservare appartenenze che ora legherebbero frammenti e renderebbero nitidezza a pezzi di vita sfocati… anche a me mancano testimonianze scritte, disegni, foto che non so che fine abbiano fatto. Irrecuperabili ormai.

    "Mi piace"

      1. già. Mi dicevano sempre che non si ha spazio per tutto. In effetti nel corso degli anni le cose accumulate sono tante che ci vorrebbe sempre qualche stanza in più. Me ne rendo conto anche quando tento di rimettere in ordine (senza riuscirci) i libri che ridondano ovunque…

        "Mi piace"

      2. Penso sempre: e se poi mi servisse? Faccio difficoltà anch’io a liberarmi di cose che apparentemente non servono più. Libri…ovunque…sto cercando una libreria da mettere in camera dove ho giusto uno spazietto. Purtroppo non mi piace leggere in digitale, io ho bisogno di carta fra le mani…

        Piace a 1 persona

      3. a chi lo dici. ho provato a leggere qualche ebook, ma mi stanco velocemente, (visto che il pc lo uso anche sul lavoro) e mi soddisfa comunque molto meno

        "Mi piace"

  4. Certo che ritrovare ricordi piacevoli e scoprire come questi fossero tradotti in un italiano pasticciato fa tornare giovani di belle sperenze, che guardavano il mondo con altri occhi.

    Se già allora il Giappone ti affascinava, vuol dire che era nel tuo DNA quella nazione.

    Bella serata Paola

    "Mi piace"

Lascia un commento